Testo di Beppino Tartaro ( tratto da I Misteri – La Processione di Trapani )
La processione trapanese dei Misteri del Venerdì Santo rappresenta un complesso di succedersi d’eventi che, nel corso di più di quattrocento anni, pur modificando la componente esteriore e spettacolare, ha mantenuto intatti il valore spirituale ed il profondo legame tra la processione e la città.
Nel Medioevo, nell’ Europa cattolica rappresentavano spettacoli dedicati alla vita dei santi. In Sicilia, sul finire del 1500, lo spirito della Controriforma combatté la diffusione della drammaturgia sacra determinando un progressivo allontanamento dal testo scritto. Dopo la Riforma s’ebbe quindi un’azione moralizzatrice sui riti della Settimana Santa, cui intervenne il popolo con forza ed attiva partecipazione, persino nei riti penitenziali. Alla drammaturgia teatrale rappresentata da personaggi viventi si preferì la drammaturgia figurativa con la rappresentazione affidata a statue o gruppi statuari portati in processione e aventi come tema episodi del Vecchio Testamento, culminanti con la rappresentazione della Morte di Gesù.
Quei riti o spettacoli figurati erano conosciuti a Genova dove, intorno al 1260, la Confraternita dei Disciplinanti si riuniva per pregare in grandi case, dette casacce o casazze e dalle quali si ritiene derivi il termine casazza. Terminata la preparazione spirituale, i confratelli partecipavano in processione seminudi ed armati di flagelli. detti “disciplina, per autopunirsi. I continui contatti commerciali tra Genova con la Spagna e le città portuali siciliane favorirono il diffondersi delle casazze anche nell’isola. Nei primi tempi, erano gli stessi nobili ed il clero a parteciparvi; successivamente furono i ceti artigianali ad intervenire, delegando sempre alle Confraternite il compito di vigilare sul mantenimento dei canoni religiosi. Probabilmente riscontriamo una testimonianza che risale a quel periodo nella denominazione “Casa Santa” della periferia trapanese alle falde del monte Erice, dove si ritiene esistessero dei luoghi adibiti per tali riti.
Quelle rappresentazioni viventi si trasformavano spesso in farse con evidenti eccessi e ilarità. I vescovi siciliani, per evitare il loro degenerare, promulgarono Decreti e così nei primi anni del ‘600, si assistette al progressivo trasformarsi e sostituirsi delle processioni animate con statue ed al contempo, all’abbandono della rappresentazione dell’Antico Testamento preferendo raffigurare la Passione e la Morte di Gesù.
E veniamo ai Misteri di Trapani.
Misteri cosa significa esattamente? Vi sono, a riguardo tesi contrapposte. Da una parte coloro che, limitandosi alla peculiarità trapanese e con un’innocente partigianeria, si rifanno alla presenza delle arti o mestieri o addirittura a qualcosa di misterico, rasente il magico. Un’opinione che non tiene conto del fatto che con il termine “misteri” si celebrano processioni in varie località del sud Italia dove i suddetti riti hanno carattere prettamente religioso e legato alle confraternite e dove non esiste alcun ruolo determinante da parte dei mestieri o ceti. Escludendo quindi qualsiasi intersecazione etimologica, “misteri” è il riferimento al mistero religioso della Passione, a quella parte della vita divina distinta da quella umana e nello specifico, il mistero della nascita umana di Cristo, della sua morte e della sua resurrezione.
Sulla processione del venerdì santo trapanese, prescindendo dagli atti notarili di concessione dei gruppi o dai bandi del Senato o da minute estrapolate da altri documenti del periodo mancano informazioni dettagliate su quelli che furono gli anni del Settecento e occorre rifarsi all’inizio dell’Ottocento per leggere le prime informazioni sulla processione che appariva allora come un evento estremamente locale non dissimile da altre omologhe rappresentazioni sicule e dove i gruppi vengono citati solo come opere d’arte collocati nella chiesa di San Michele ma nessun cenno si legge sulla processione.
Dagli studi sinora compiuti appare certo che a Trapani, fino al 1594, non si celebrasse alcuna imponente cerimonia per il Venerdì Santo o almeno degna di nota. Si può presumere, in merito alle prime rappresentazioni trapanesi per la Passione di Cristo che si trattasse di particolari riti penitenziali con flagellanti che si percuotevano a sangue per espiare i peccati commessi.
A questo punto occorre analizzare quella che fu la storia delle due confraternite che a Trapani ebbero un ruolo fondamentale nel sorgere e nell’evolversi della rappresentazione. Di esse si rimanda l’approfondimento nelle specifiche pagine del sito qui si accenna al fatto che, dalla denominazione una delle due confraternite e cioè Societas Pretiosissimi Sanguinis Christi et Misteriorum, si può dedurre, che tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII, potrebbero essersi svolti dei riti evocanti i principali avvenimenti della Passione di Cristo e che possiamo definire come le primordiali forme di processione dei Misteri.
Non essendo possibile datare con certezza l’anno d’inizio della processione dei Misteri di Trapani, così come appare avventuroso il tentativo di attribuire a qualcuno in particolare l’idea dell’invenzione della rappresentazione, si può ad oggi affermare che essa fu il divenire di vari riti che caratterizzavano lo spirito e la vita di quel tempo e che l’unico e più antico dato conosciuto è che il gruppo statuario oggi noto come “Ascesa al Calvario” è stato il primo ad essere affidato dalla Societas il il 6 aprile 1612 dal notaio Antonio Migliorino leggiamo : “ […] Societas Sanguinis Jesu Christi inter alia misteria passionis Domini Nostri Jesu Christi est misterium ut dicitur di “Christu chi porta la cruci in collo” […] Franciscus de Parisio, Petrus de Pirao, coadiutor, e parecchi altri Confrati della stessa Società, concedono il detto misterio agli Ufficiali della “Compagnia delli poveri jurnateri […] , deducendo quindi, che la Società del Preziosissimo Sangue di Cristo avesse in suo potere altri gruppi statuari
Il fatto che il gruppo di Gesù che ascende al Calvario sia stato il primo ad esser concesso dalla Societas non consegue che sia stato il primo ad esser realizzato. Si tende oggi a ritenere, infatti, che i primi gruppi di quella che poteva essere allora la piccola e semplice processione dei Misteri, raffigurassero i cinque misteri dolorosi della Passione: Orazione all’Orto, Flagellazione, Coronazione di spine, Ascesa al Calvario e Crocifissione e che probabilmente furono ospitati nella piccolo chiesa di Santo Spirito, detta San Giacomo Minore, allora sede della Società del Preziosissimo Sangue, posta nel punto odierno d’intersezione tra il corso Vittorio Emanuele e la via Libertà.
Nell’affermarsi della processione dei Misteri, un ruolo non certamente secondario fu quello tenuto dai Padri Gesuiti. L’antica Confraternita di S. Michele ebbe sede, dal 1539 al 1582, nell’edificio annesso all’omonima chiesa e ciò sino a quando non dovette cedere, su decisione del Senato, lo stesso edificio ai Gesuiti, trovando così ospitalità nella Chiesa di Santo Spirito,
Si può ritenere che i costi sempre maggiori per le spese di gestione dei gruppi e della processione, costrinsero la Società del Preziosissimo Sangue a coinvolgere le maestranze trapanesi che già intervenivano nella processione del Cereo o Cilio del Lunedì di Pasqua che si celebrava il lunedì di Pasqua.
Nei contratti di concessione dei gruppi alle maestranze, stipulati presso i notai del tempo, la Società del Preziosissimo Sangue non perse il diritto di proprietà dato che alle Arti venne affidato solo l’uso in processione, il giorno del Venerdì Santo, terminata la quale i gruppi dovevano esser ricondotti in chiesa e le arti furono autorizzate a commissionare agli artisti trapanesi i rifacimenti delle opere, di abbellirle con preziosi ornamenti argentei, di risarcire eventuali danni, di elargire una elemosina in cera o in denaro alla Società, obbligate a partecipare con un minimo numero di artigiani.
Il 26 febbraio 1646 con atto rogato dal notaio Andrea Valentino venne sancita la fusione tra la Societas Pretiosissimi Sangunis Christi et misteriorum e la Compagnia di S. Michele Arcangelo; dall’ unione sorse la Compagnia del Sangue Preziosissimo e del Divino Michele Arcangelo.
Il nuovo sodalizio assorbì i colori delle due precedenti confraternite, tale che esso avrebbe portato la casacca rossa ed il cappuccio bianco, l’emblema delle Cinque Piaghe sul petto, le scarpe rosse e lo stendardo con le scritte S.P.Q.R. e Quis ut Deus.
Dai primi anni dell’800 che ai cori si sostituirono le bande musicali e, sempre in quel periodo, gli appartenenti alle maestranze, cioè consoli e mastri non portarono più in spalla il mistere affidato, lasciando l’incarico a uomini abituati ad un duro ed impegnativo compito, i massari. I componenti del ceto degli ortolani furono gli ultimi, all’inizio del ‘900, a condurre sulle spalle il gruppo. La processione dei Misteri si si snodava nelle strette vie della città, entrando ed uscendo nelle chiese e nei conventi. La visita alle chiese da parte dei gruppi, tuttavia, non mancò di degenerare a causa dei bivacchi. Quel che è certo è che l’ultima visita di un mistere ad una chiesa avvenne nel 1966, quando il simulacro di Maria Addolorata entrò nella Cattedrale, mentre l’Orchestra Sinfonica Siciliana eseguiva lo “Stabat Mater di Pergolesi”.
La Seconda guerra mondiale inflisse un duro colpo ai Misteri e il bombardamento del 1943 che investì la chiesa di San Michele, colpì alcuni gruppi che subirono gravi danni o furono completamente distrutti. Nel 1946 i gruppi tornarono a percorrere le vie di Trapani ma ne mancavano alcuni, in ricostruzione. Fortemente voluta dal giovane avvocato trapanese Mario Serraino, si costituì una Commissione comunale incaricata della ricostruzione e del restauro che provvide, al termine della processione di quell’anno, a collocare i Misteri nella chiesa del Collegio a seguito delle precarie condizioni del tetto della chiesa della Badia Grande. La processione era però incompleta. Se “Lavanda”, “Getsemani” e “Coronazione” ebbero danni facilmente riparabili tali da poter tornare subito in processione, si dovette attendere il 1947 per rivedere la “Ferita al Costato” e il “Trasporto”, il 1951 per “Gesù dinanzi ad Hanna”, “Deposizione” e “Sollevazione” ma quest’ultima, per vicende successivamente descritte, tornerà in maniera definitiva a far parte del Sacro corteo nel 1956.
A partire dalla processione 1950 la parte organizzativa della processione venne curata dall’Ente Provinciale per il Turismo di Trapani che si fece promotore della copertura dei cavalletti su cui poggiano i gruppi mediante un rivestimento di velluto nero (mante),recante la dicitura della categoria di appartenenza del gruppo.
Ben presto si pose il problema di trovare una sede che ospitasse tutti i Misteri in modo stabile; fu così che gruppi girarono per le chiese cittadine (Badia Grande, Collegio, Santa Maria del Gesù, Immacolatella), sino a trovare, nel 1960, degna e definitiva dimora nella Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio.
Con l’intento di porre fine alle singole rivalità tra i ceti, uniformare la parte organizzativa della processione e gestire in modo appropriato i contributi economici erogati dagli Enti pubblici, nel 1974 si costituì l’Unione delle Maestranze.
Il peso della Confraternita sull’aspetto organizzativo ed anche rappresentativo della processione diminuì sempre più e tale decadimento si accentuò quando Mario Serraino si allontanò dal ruolo attivo che aveva sino ad allora ricoperto. I nuovi governatori lasciarono sempre più all’Unione Maestranze la gestione dei Misteri prendendo come pretesto le difficoltà economiche. La San Michele limitò ulteriormente la sua attività e nel 1999, il vescovo di Trapani mons.Francesco Miccichè[1], decise di “congelare” la Confraternita di San Michele Arcangelo.
Sono rari gli anni nei quali la processione trapanese non si è rappresentata. Tralasciando i primi periodi dei quali si hanno scarse annotazioni e i già citati 1759 e 1760, lo stop ai Misteri si ebbe nell’ ultimo anno (1918) della Prima guerra mondiale, dal 1940 al 1943 (Seconda guerra mondiale), nel 2020 e nel 2021 a seguito della pandemia Covid19. Pur con le dovute limitazioni e con l’obbligo per tutti i partecipanti di indossare le mascherine protettive, la processione è tornata nelle vie di Trapani in occasione della Settimana Santa 2022.
[1] Mons.Francesco Miccichè nato a San Giuseppe Jato (PA) il 16 giugno 1943, nominato da Papa Giovanni Paolo quale tredicesimo vescovo di Trapani, rimase in carica dal 24 gennaio 1998 sino al 19 maggio 2012, a seguito del sollevamento dall’incarico disposto da Papa Benedetto XVI.
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